In questi giorno ho iniziato la lettura de "La missione teatrale di Wilhelm Meister", la prima redazione (interrotta), degli "Anni di apprendistato di Wilhelm Meister" (edito nel 1795-96).
La "Missione" venne pubblicata nel 1911, dopo un suo fortuito ritrovamento avvenuto due anni prima..
L'edizione della BUR contiene una interessante scritto introduttivo di Italo Alighiero Cusano.
I classici della Bur, 1994
Un breve estratto:
"La <<missione teatrale>>, cioè l'esperienza della vita fatta attraverso il teatro, poteva essere presa come metafora, e con quel veicolo Goethe avrebbe poturo trasmetterci tutti i messaggi sapienzali che voleva, solo in forma più decisamente cifrata e poetica.
Ma il Goethe successivo al ritorno dall'Italia continua sempre più alla fiacca, fino al 1793, il romanzo a cui aveva dato inizio nel 1776, ispirandosi per il titolo alla sua stessa poesia Hans Sachsens poetische Sendung (<<la missione poetica di Hans Sachs>>, sempre del 1776).
non credeva ormai più alla missione teatrale come esperienza globale e simbolica di Wilhelm, né intendeva usare di quell'unica tranche de vie come di una metafora della vita in generale, [...].
Goethe, oltre tutto, si sentiva sempre più un maestro, un didàskalos del suo popolo, perciò aveva la tendenza classica (nel peggiore dei casi classicistica o senz'altro accademica) di insegnare aperto e senza equivoci."
"Il brigante è come il nibbio e il falchetto, gira largo sulle alture e quando cala c'è una vipera a prendesi il sole"
Raffaele Nigro
Non sei Lucano se non hai mai sentito il nome Raffaele Nigro.
In un paesino con poco più di 4000 anime, situato nell'entroterra lucano e circondato dai monti, il nome Raffaele Nigro entra con insistenza nella mia mente in età adolescenziale. In quel periodo frugale ero dedito ad altre letture, chiamiamole esterofile, e uno scrittore corregionale non suscitava in me nessun particolare interesse. Il suo nome riecheggiava spesso nelle varie edizioni del Tgregionale, ma soprattutto lo scrittore e i suoi libri erano oggetto di scherno negli sketch di Toti e Tata. Nessun interesse, come dicevo, fino a quando trovo non uno, ma ben due libri di Nigro nella Biblioteca di Trento: Santa Maria delle battaglie e I fuochi del Basento. Prendo quest'ultimo.
La breve descrizione in quarta di copertina mi informa dell'intenzione di Nigro: raccontare 100 anni di solitudine, ipocrisie, utopie, speranze, disillusioni, ideali, sangue versato, iettature, credenze, riti apotropaici, disonoranze, amori, santi, briganti e falsi eroi, parolieri e ingannatori, conflitti generazionali e guerre di conquista vissuti dalla famiglia Nigro, umili e modesti braccianti della masseria San Nicola, Lungo l'Ofanto.
E' ambientato appunto tra Puglia e Lucania questo romanzo, tra terre aride e montagne impervie, nel periodo che va dal 1784 e il 1861, quindi dall'ultimo periodo del travagliato dominio Borbonico e i primi germogli del brigantaggio post-unitario.
La citazione Scotellariana, inoltre, mi fa presagire una gradevole lettura
L'uomo che seppe la guerra e le lotte degli uomini imparò dal fascino della notte il chiarore del giorno.
Rocco Scotellaro L'uomo, 1953
Lo scrittore ci presenta i fatti storici connettendoli con la vita quotidiana della famiglia Nigro.
Tutti i componenti della famiglia partecipano alla Storia: la subiscono, cercano di interpretarla e la vivono attivamente o spiritualmente.
Il capo famiglia é Francesco Nigro: un contadino analfabeta, ma portato per la poesia e le filastrocche, con il desiderio di imparare a leggere prima di morire.
La moglie, Concetta Libera Palomba, è il simbolo della cultura matriarcale meridionale: la donna è la colonna portante, il perno della famiglia, su cui grava il peso di tutte le decisioni del marito e dei figli, e va avanti nonostante le avversità. Attraverso le vicissitudini dei figli prima e dei nipoti poi, abbiamo un quadro ricco di elementi:
detti popolari, citazioni di illustri personaggi
"Monsieur Rousseau ha detto: il primo che traccia un cerchio a terra può con diritto esclamare: questo é mio!" "La morte fa buona anche la carogna" "Spariscono questi giacobini come il lardo al fuoco" "La nostra saccenteria è pari alla nostra ignoranza" "La legge da cui è facile uscire e in cui è impossibile rientrare"
descrizioni di luoghi, paesi
"Infidi boschi lucani, se ti perdi sei morto"
usanze, tradizioni
"Gli portava male attraversarli [gli archi]: era rimasto basso di statura proprio per un arco, a San Nicola, dove passava sotto da piccolo e talvolta si era dimenticato di sputare per scongiuro."
"Il generale era accampato nelle terre di Senise, sotto Colobraro e Favale paesi pieni di donne che vestivano a lutto dalla nascita alla morte."
e considerazioni varie
"Il francese sulla bocca dei giovani ribelli era una lingua allegra come una tarantella; il latino, sangue della nobilità terriera, del regno e della chiesa, era misterioso e superbo, la lingua dei preti degli scienziati e dei giudici dei libri e delle tombe." "Se questa guerra tra conservatori e liberali si trasforma in una guerra tre Cristo e il diavolo, nel popolo si risveglierà la coscienza religiosa a scapito di quella civile"
Lo scrittore usa uno stile asciutto e deciso, un linguaggio informale, ma pur sempre colto. Parole di origine dialettale si alternano a parole desuete, il che sottolinea una ricerca del termine giusto, appropriato.
Nigro, inoltre, cita e richiama personaggi della storia del Sud Italia poco conosciuti come Mario Pagano, Giustino Fortunato o briganti sconosciutissimi come Domenico Rizzo, soprannominato Taccone.
Una lettura interessante, ricca di spunti per chi vuole approfondire o avvicinarsi alla storia del Sud ed in particolar modo alla storia lucana.