Introduzione al mio elaborato "La Morte: Video-visioni"
Prometeo
si oppose al volere degli dei per evitare agli uomini lo sterminio che era
stato decretato loro e offrì loro una possibilità di salvezza.
Grazie
ai doni ricevuti da Prometeo, l’umanità ha imparato a distinguere le stagioni,
a riconoscere il sorgere ed il tramontare degli astri, ad usare i numeri e
lettere.
In
possesso d’ogni risorsa, capace di trovare sempre la strada grazie al possesso
della “techné”, l’uomo estende il suo dominio sulle altre specie viventi e su
tutta la natura.
Ma
a nulla varrà questa sua capacità di trovare espedienti quando si ritroverà in
presenza dell’Ade.
L’unico
passaggio che l’umanità è incapace di superare è la morte; quest’ultima, oltre
ad indicare il limite insuperabile dell’essere umano, rappresenta anche la
condizione del progresso dell’umanità.
L’onnipotenza
derivata dalla techné si arresta di fronte alla morte.
Ma,
d’altro canto, il dono di Prometeo più prezioso è stato di aver distolto gli
uomini da tenere lo sguardo fisso sulla morte.
Ciò
che ha salvato il genere umano, consiste non nell’aver donato abilità
prodigiose, ma semplicemente nell’averlo distratto dal guardare fisso la morte,
volgendo altrove lo sguardo, dimenticando la morte (il gran beneficio).
Ma
questo dono elargito da Prometeo è indissolubilmente un regalo che è anche un
inganno.
Gli
uomini sono legati alla vita come se essa non dovesse avere mai termine.
La
“liberazione” degli uomini avviene attraverso l’imposizione di nuove catene,
sostituendo alla visione della morte l’inganno di una vita, svincolata dalla
prospettiva della fine.
Dona
la vita, cancellando ciò che le conferisce il più intimo significato, libera
dalla morte perché spinge gli uomini a guardare altrove. Essi pagheranno questo
dono con l’inganno, non riusciranno a guardare il loro vero e inevitabile destino.
Se
si guarda fissi la morte la vita è impossibile; mentre la speranza allontana la
prospettiva dell’estinzione dell’essere umano, in quanto rende meno nitida,
meno incombente la visione della morte.
Ciò
accadeva quando il destino degli esseri umani era affidato ad una figura di
mediazione tra Dio e l’uomo: Prometeo.
Cosa
succede quando l’uomo diventa Prometeo a se stesso, quando cioè la sua
emancipazione si esprime nel creare mezzi per una propria autonoma capacità di
sopravvivenza?
Quali
cure adotta per conseguire lo scopo di resistere di fronte alla minaccia della
morte?
L’uomo
adotta due strategie, una opposta all’altra.
Da
un lato si afferma l’idea che quella più idonea sia di sottrarsi allo sguardo
della morte, che ricalca il principio prometeico.
D’altro
canto la via prescelta consiste nell’accettare la sfida implicita della morte,
concentrando su di essa lo sguardo, ricordarla costantemente.
Il
principio prometeico è alla base della società moderna: il distogliere lo
sguardo dal proprio destino è dato non più da una figura di mediazione, ma
dall’uomo stesso. L’illusione di una vita senza fine è regalata attraverso due
strumenti:
-La
politica sociale (illusioni del benessere materiale e prolungamento della
vita);
-La
religione (illusione di una vita ultraterrena).
Il
donare queste speranze pone gli uomini in una situazione di schiavitù, li rende
facilmente manovrabili. L’uomo si affida indistintamente e ciecamente alla
religione o alla politica sociale, che, nuovi Prometeo, fanno dono all’uomo di
un’illusione di immortalità.
A
differenza di Prometeo, la dimenticanza della morte offerta agli uomini diventa
uno strumento di controllo. Ne consegue che chi accetta il proprio destino,
chi, in altre parole, ha lo sguardo fisso sulla morte, si pone come un
individuo non facilmente controllabile.
Possiamo
trarre due conclusioni:
-la
rimozione della Morte facilita il mantenimento dell’ordine sociale,
-la
Morte acquisisce un potere liberatorio attraverso il suo ricordo.
Bibliografia:
-Fuchs, W., “Le immagini
della Morte nella società moderna. Sopravvivenze arcaiche e influenze attuali”.
Einaudi , Torino 1973
-Curi, U., a cura di,
“Il volto della Gorgone, la Morte e i suoi significati”,Bruno Mondadori Editori,
2001
-Cavicchia
-Scalamonti, A.,a cura di,“Il senso
della Morte. Contributi per una sociologia della Morte”, Liguori Editore,
Napoli 1984
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